martedì 14 settembre 2010

Architettura salentina tra muretti e “pagghiari”


Architettura salentina tra muretti e “pagghiari” di Luciano Pagano da La Repubblica - Bari.it - LIBRI Parole e dintorni

Per i tipi di Capone Editore è stato di recente pubblicato un saggio scritto da Rossella Barletta dal titolo “Architettura contadina del Salento. Muretti a secco e pagghiari”. Un testo che con un approccio scientifico e rigoroso ma dal taglio prettamente divulgativo affronta uno dei temi più interessanti legato al paesaggio del Salento. Il testo è dedicato ai due elementi architettonici che accomunano la nostra terra: i muretti a secco e i “pagghiari”. Entrambe le architetture nascono da un’esigenza del territorio, quella di utilizzare la materia a disposizione, la pietra calcarea, come elemento architettonico abitativo e delimitativo.

I “pagghiari”, anticamente utilizzati come abitazioni, forni, depositi, costituivano i centri propulsori delle campagne dell’antichità. I muretti a secco, oggi più che mai frutto di una rivalutazione, venivano costruiti con una tecnica che permetteva di ‘incastonare’ pietra su pietra, per ottenere un duplice effetto, pratico nella durata e di sicuro impatto estetico. Rossella Barletta ripercorre la storia delle architetture rurali salentine, grazie a una disamina della quale colpiscono la precisione metodologica oltre che la ricchezza dei particolari e del glossario che via via va costituendosi, quasi un dizionario per immagini e parole nel quale si colgono gli strumenti e gli oggetti, dalla ‘chiesura’ – luogo cintato da oliveto – o campagna in senso lato, (riferimento che dal nostro dialetto trova riscontro nella “enclosure” anglosassone), fino agli strumenti utilizzati per assemblare i pagghiari. Ogni capitolo del libro è dedicato all’approfondimento di un elemento architettonico.

L’opera della Barletta presenta un’utilità documentale e al tempo stesso storica; non trascurabile il fatto che con quest’opera ci si possa collegare all’attuale recupero dell’antica tradizione architettonica salentina, complice il sostegno della Scuola Edile della Provincia di Lecce, la quale cura dei corsi volti all’apprendimento di queste tecniche di costruzione. È presente anche una sezione dedicata ai pagghiari più rappresentativi del territorio. Il libro conferma una delle vocazioni più riuscite della sua casa editrice, la Capone Editore, quella nel creare veri e propri “saggi per immagini”, percorsi nei quali un attento apparato iconografico si accompagna a studi di rilevanza per i temi trattati e per gli autori impegnati nella curatela dei volumi; questo di Rossella Barletta, insieme alla “Guida pratica ai Trappeti sotterranei del Salento”, costituisce solo una delle bussole indispensabili per orientarci nella storia dei nostri luoghi attraverso la storia della nostra architettura rurale. A oggi mancava, per esaustività e competenza, una guida simile, capace di descrivere con semplicità e completezza questi ‘silenti’ accompagnatori delle visioni paesaggistiche dell’entroterra costiero.

Ci piace suggerire questa lettura accompagnandoci ai versi di Ennio Bonea, scrittore, critico letterario di adozione salentina e deputato liberale, che proprio dal Salento aveva posto le basi per l’avvio di un primo dibattito sul Salento come sub-regione culturale (prima ancora che politica); il professore Bonea scrisse dell’intimo legame che c’è tra l’uomo e il suo terreno/territorio, in particolare con la pietra, con queste parole che di certo sono rimaste ‘scolpite’ nella mente di molti, e che non a caso vengono riprese in questo volume: “È fatto di pietra il mio Sud/di terribili uomini in lotta/contro la roccia da millenni./Le donne aspettano la sera/i figli fuggono di casa,/intorno al focolare./Le figlie dietro i vetri/spiano nella strada/il venditore di percalla/sognando futuri di penelopi.//Sono uno di loro/uno dei bruciati cafoni,/ma venate non ho mani/come foglie di tabacco;/piedi non ho ampi come pale/e duri come zoccoli di mulo/né dal cuore purissimo/so trarre canzoni da lanciare/col fiore in bocca sui balconi.” Testi come questo sembravano invocare un avvicinamento tra un ambito di produzione culturale e intellettuale in senso stretto e la Terra, intesa come luogo dove il lavoro incontra l’ambiente.

“Architettura contadina del Salento” è un saggio che può far avvicinare gli intellettuali alla terra come punto di partenza che non sia di semplice sfruttamento del territorio ai fini di una proposizione falsata delle proprie radici, ma che sia capace di far scorrere nuova linfa, non solo economica, tra le fessure delle nostre pietre “scottate” dal sole.

Architettura contadina del Salento. Muretti a secco e pagghiari – di Rossella Barletta (Capone Editore, 100 pagine, 8 euro)

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