giovedì 15 marzo 2012

"Papere, papaveri e paradossi. Curiosità, fatti di vita, frivolezze", di Gualtiero Della Fonte con disegni di Nello Sisinni

... Non ho la capacità né le competenze per giudicare dal punto di vista tecnico-stilistico quanto ha scritto, così come su molte cose presenti nel libro non giurerei. Walter è persona che lascia a bocca aperta l’interlocutore quando racconta storie e storielle “raccolte” o “vissute” in prima persona: si evince leggendo il volume dal quale emerge con chiarezza anche la sorprendente curiosità che lo ha accompagnato sino ad oggi. Una curiosità che lo ha spinto a riflettere sui grandi temi del mondo moderno, sui valori che devono guidare l’uomo nella quotidianità, sulla complessità della vita, sulle meschinità del comportamento umano, su quel che si può e si deve fare per non perdere la bussola rintronati dalle mille informazioni che arrivano ogni minuto nel nostro cervello.

(dalla Presentazione di Lorenzo Capone)





Il cavallo si son mangiato!

L'Autore in un ritratto
di Nello Sisinni
[…] un tale, Uccio, un personaggio-buontempone inventato dai comizianti per l’occasione elettorale, il quale, possessore di un cavallo, unico bene “mobile” di sua esclusiva proprietà, preoccupato dalla continua inappetenza dell’animale, e dal conseguente deperimento che lo inabilitava alla soma, suo naturale compito, si recò dal locale veterinario, per chiedere rimedi appropriati.
Il professionista, immediatamente, prescrisse delle pillole che dovevano servire a lenire e, conseguentemente, curare il male.
Passati alcuni giorni, il buon Uccio, visto che l’animale, nonostante le pillole, non mangiava, si recò nuovamente dal veterinario evidenziando che il cavallo non solo non aveva ripreso a nutrirsi, ma che lo stato di eccessiva debilitazione in cui era caduto, lo preoccupava non poco, facendogli presagire una possibile inaspettata morte.
Il veterinario, un professionista uso evidentemente agli scherzi, quale tentativo estremo, ma di quasi sicura efficacia, consigliò Uccio a portare il cavallo nel Municipio, “così - disse - il cavallo, vedendo mangiare con appetito gli amministratori, sicuramente, riprenderà a nutrirsi, caro Uccio, e guarirà”.
Il buontempone seguì alla lettera il consiglio del veterinario e, senza batter ciglio, accompagnò e lasciò l’animale nello spazio antistante la casa municipale con somma sorpresa dell’usciere. Passati alcuni giorni, Uccio, partito speranzoso verso il Municipio, si accorse che del cavallo non c’era neanche l’ombra, come se si fosse volatilizzato. Fu così che il povero malcapitato, trafelato e imprecando a gran voce, tirò diritto verso lo studio del veterinario, “Dottore! Dottore! - gridava - il cavallo si son mangiato!” […]. (da Papere, papaveri e paradossi)

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